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La bambina più sola del mondo - Fil Rouge n. 3
Virgilia D’Andrea, che di pregare non ne vuole sapere
Ed ora, andate, o canti di ribelli,
Frecce d’amore a conquistare il mondo,
Ansie di cuori e lampi di coltelli,
E grande sogno d’un pensier profondo.
Congedo, “Tormento” di Virgilia D’Andrea
L’11 maggio 1933, in un ospedale di New York, una donna è rannicchiata su se stessa e accarezza dei fogli. La carta che bacia prima di morire ha un titolo: Torce nella notte. Virgilia D’Andrea nata il giorno 11 (di febbraio) se ne va lo stesso giorno, ma in primavera, 45 anni dopo, come se avesse deciso da sempre che sarebbe uscita dalla porta principale tipo “Quel che dovevo fare l’ho fatto”.
Poetessa, anarchica, me la sono sempre immaginata rinchiusa in una specie di orfanotrofio a Sulmona, circondata dalle suore. Perde la mamma che non sa ancora parlare, poco dopo tocca al papà e lei finisce in collegio. Ha sei anni. Muoiono anche i fratelli: è la bambina più sola del mondo. “Triste e silenziosa”, racconta in qualche pagina autobiografica. Quel che ho sempre visto nella mia mente, come fossi di fronte a lei, è l’attimo in cui si sparge la notizia dell’assassinio di Umberto I, il re d’Italia. È il 29 luglio 1900. Sono gli anni dei moti di Milano: gente in strada, costo del pane che aumenta, mancanza di lavoro. Gaetano Bresci aveva studiato ogni minimo dettaglio. Già condannato nel 1894 per essere anarchico, torna libero, ha in mente un piano, investe tutto per un revolver Harrington & Richardson, modello Massachusetts. Colpisce il re tre volte, al volto e alla gola. Spara il quarto colpo a vuoto. Erano le 21.30, il re sarebbe morto un’ora più tardi. Da quel momento, un passaparola continuo, più efficace di una TV all news accesa 24 ore su 24, che come un’onda si alza e arriva ovunque, anche alle orecchie di Virgilia.
Questa bambina curiosa e distante dalle regole fa una domanda: “Perché?”. La risposta della suora in quel momento non è convincente: “Bresci è un folle criminale, prega per il re”. Ho chiara l’immagine di Virgilia che no, lei non pregherà mai per nessuno, tantomeno per il re. “No, io non le dico le preghiere”, sono parole sue. Dentro quel “no”, inizia il percorso di una donna che si fa largo nella vita, sola come praticamente ci è arrivata. Diventa maestra, vive terremoti, guerre, povertà, poesia, attentati, amori e fuochi interiori difficili da domare. Armando Borghi, leader anarchico, è il suo grande amore, l’esilio (dalla Germania all’Olanda passando per la Francia e gli Stati Uniti) il suo destino.
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Ti chiederai perché racconto questa storia, ma il motivo è questo: è di questa settimana il dato dell’aumento della fame nel mondo, secondo la FAO. Ci abituiamo a tutto, sappiamo che anno dopo anno, torna il Natale, la festa della mamma e anche questa notizia. Non smuove nessuno, la fame non diminuisce e coinvolge 260 milioni di persone. In un solo anno, coloro che sono stati colpiti da una “grave insicurezza alimentare” sono passati dal 21,3% del 2021 al 22,7% del 2022 con un aumento dell'1,4%. Si parla di città su Marte, di licenziamenti a causa dell’intelligenza artificiale, di macchine capaci di leggere il pensiero, di nuove cure per i tumori. Prendo il filo rosso e lego insieme a voce: vestiti stampati in 3D, birre prodotte con l’acqua della doccia, concerti privati in assenza di gravità. È possibile che in mezzo a tutto questo progresso non si riesca a trovare una soluzione per chi non ha niente da mangiare?
Così, mi viene in mente quella bambina di Sulmona che di pregare non ne vuole sapere, nemmeno per il re che è appena stato ammazzato da un anarchico. Virgilia D’Andrea che oggi è sepolta in un cimitero al centro del Bronx, a New York. Sola fino alla fine, perché impossibile portarle un fiore, quel punto della città è troppo pericoloso, te lo assicuro. Eppure, avrei rischiato anche solo per un fiore.