Ci stiamo (ancora) divertendo qui - Fil Rouge n. 7
Le vecchie Kodak, mai sviluppate, in fondo a uno scatolone
Tutti noi, tutti, tutti
cerchiamo di salvare
le nostre anime immortali, certi modi
a quanto pare sono più
complicati e misteriosi
di altri. Ci stiamo
divertendo qui. Ma speriamo
che ci sarà rivelato tutto, prestoRaymond Carver
Ho trovato delle vecchie Kodak usa e getta. Te le ricordi? Un solo bottone da schiacciare: clic fino a quando finisce il rullino e ne compriamo un’altra. Una per il giorno del tuo compleanno, facciamo due, quella che non usi lasciala nel cassetto. Poi, la domenica di Pasqua, le vacanze, le giornate dai nonni. Avevamo una Kodak per ogni cosa, compresa la gita di classe. I ricordi si mischiavano perché bastava schiacciare cinque o sei volte e ti sembrava di avere già archiviato parecchio di un giorno da non dimenticare. Cosi, finiva che di foto ne avanzavano venti, e in uno stesso rullino ci trovavi il mare, la pianta, il sorriso sdentato di tuo fratello, prova-prova-prova (cioè la foto per vedere se quel bottone funzionava, affidandosi al Dio delle usa e getta), la torta e te seduta in macchina che dormi. Cibo? Niente. Qualche bignè, qualche dolce da festa, e basta. Il cibo non si fotografava, si mangiava.
Le mie vecchie Kodak – mai sviluppate – erano in fondo a uno scatolone e, ti assicuro, per un momento, ho avuto la certezza a cosa stessi andando incontro. “Vediamo cosa viene fuori”, pensavo. Così, tra qualche volto tagliato e altri orizzonti completamente storti, appare lui: mio nonno. Cioè, di lui c’è soltanto la bocca che ride. Evidentemente, la stava tenendo un attimo tra le mani e non aveva nessuna intenzione di scattare, ma è andata così: è al contrario e ride. Ma cosa ti stava facendo così divertire?, ti vorrei chiedere. Non si capisce nemmeno dove fosse, visto che si passa da un compleanno al primo dente, ma lui è lì che ride forte (e se la fantasia non mi tradisce, non è l’unico). Ma io sono una bambina in quel momento, come potrei ricordare ogni cosa?
Ciao, che bello vederti per caso e per errore. Che ‘ste foto sono tutte imprecise, diciamoci la verità, ma sono un “di più”. Perché la vita prima, ti toccava viverla e ricordartela sul serio. Con questo, non voglio dire che oggi non si viva più, ma è vero che non dobbiamo scegliere cosa archiviare in memoria. Scattiamo quando vogliamo, superiamo i 20/27 clic a disposizione e non siamo tenuti a scegliere (almeno in questo). Al massimo, cosa conservare. Eppure, tutto questo ha un impatto ambientale incredibile. In settimana, un fotografo, Marco Garofalo, mi ha raccontato cosa significa lavorare in alcuni luoghi del mondo dove manca l’elettricità, l’Africa soprattutto. In molti vivono ancora all’interno di capanne dove si accende il fuoco eppure usano i telefonini. “Perché è più importante comunicare che tutto il resto”, mi dice. Ma cosa devono dirsi? “Guardano le previsioni meteo per capire come muoversi con i pascoli e i prezzi delle capre per contrattare”.

Guardo i loro volti, i miei occhi arrivano dentro una casa in India, c’è un bambino molto perplesso che, però, non ha nessuna paura a guardare dritto in camera. Quando non si ha molta energia a disposizione, bisogna fare delle scelte: mettere in carica il telefono o la macchina fotografica? Mangiare al buio o leggere qualcosa? Oltre a questo, bisogna risparmiare: i clic diminuiscono, l’utilizzo di internet anche, e così il resto. La realtà trasforma il mondo in un luogo che segue logiche molto diverse da quelle che viviamo in Occidente. Dire “mancanza di sicurezza”, in certi villaggi, non significa parlare di criminalità, ma di leoni che – attirati dalla carne e dalla mancanza di luce – ti possono sbranare in pochissimo tempo.

Torno sulla risata di mio nonno e penso che deve essere stata molto simile a quella che fece la prima volta che mi ha vista, nell’ecografia, prima che nascessi.
Questa è la settimana in cui – a prescindere dai fatti noti – scopro che a El Salvador, in America Centrale, 153 persone sono morte torturate (lo dice un rapporto pubblicato da un’associazione no profit che si chiama Cristosal). Un ingegnere ha inventato un’app, GirlfriendGPT, che consente di clonare il partner dei tuoi sogni. A New York, a maggio scorso, un avvocato si affida all’IA per fare ricerca: emergono così tante bugie che la Corte parla di “caso senza precedenti”. Come è possibile affidarsi senza il minimo dubbio all’intelligenza artificiale? Accadrà ancora, magari in altri settori? Ah, l’avvocato ha una carriera lunga trent’anni. E arrivo al Ghana dove si trova la più grande discarica d’Europa: 100 tonnellate di indumenti (spazzatura) ogni giorno finiscono lungo fiumi e mare creando un danno globale. È l’effetto del fast-fashion, già.
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“Che ne poteva sapere mio nonno, vent’anni fa, di un fenomeno come questo?”, penso guardando la foto che si è scattato, involontariamente. Una foto in ritardo di anni che ha rischiato di rimanere imprigionata nella Kodak usa e getta delle medie.
E allora, ciao, sappi che: ci stiamo (ancora) divertendo qui.