Un bicchiere di Tramontana - Fil Rouge n. 32
Servirebbe aria fresca di montagna quando la violenza si fa spazio in cronaca
Mia cara anima, fuggi dai senza valore,
stai vicino solo a quelli dal cuore puro.
Il simile attrae il simile.
Un corvo ti condurrà al cimitero,
un pappagallo a una zolletta di zucchero.Gialal al-Din Rumi
Farid al-Din ‘Attar è considerato uno dei più grandi poeti persiani. Un mistico, cioè una persona che ha trasformato la propria vita in una lunga contemplazione. Parola bellissima “contemplazione”, da etimologia: guardare con assorto e intenso interesse. Per essere più precisi, “contemplari”, cioè osservare, considerare, che deriva da “templum” ovvero ‘porzione di cielo’. Come se Farid al-Din ‘Attar lo contenesse dentro, senza bisogno di andare in un luogo specifico, ma anzi, lo portasse a spasso lungo strade di polvere e odori di spezie. Lui che eredita il lavoro del padre, lo speziale, roba da 500 clienti ogni giorno. È quel che si racconta. E le cose dette sono tante. Che qualcuno lo abbia rimproverato in una qualsiasi giornata di lavoro, per esempio. Che quelle parole abbiano trovato terreno fertile nel suo cuore, tanto da lasciare tutto, mollare l’attività del padre, rischiare e iniziare un nuovo percorso. Fare da cartello stradale vivente anche a un piccolissimo Rumi, che dopo qualche anno lo avrebbe superato, diventando uno dei massimi autori della letteratura mistica persiana, un maestro spirituale capace, con le sue parole, di farsi capire in ogni lingua del mondo. Del resto, il Bene non ha patria e la maggior parte delle volte, non ha nemmeno voce; fa le cose in silenzio. Ma è un silenzio pieno di tutto, come un bicchiere d’aria. Che a molti sembra vuoto, non ci vedono nulla. Alla fine, che ce ne facciamo di un bicchiere d’aria, giusto? Eppure, servirebbe.
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Servirebbe aria fresca di montagna quando la violenza si fa spazio in cronaca: guerra, femminicidi, morti causa cambiamento climatico. In India, 41 operai sono intrappolati in un tunnel da 14 giorni. Ad Aleppo, in Siria, per comprare un chilo di carne si spendono 150 mila lire siriane, cioè il salario mensile medio di una persona. Qui, forse, l’aria fresca di montagna non basterebbe. Servirebbe un bicchiere pieno di Tramontana, vento che porta via. Vento freddo, ma cielo pulito. Più sopportabile del Grecale, del Maestrale, due “tipi” invernali rispetto al Levante, quel vento che ti avverte prima di qualche temporale estivo. La Tramontana non è un Libeccio da mareggiata e non è un vento appiccicoso come lo Scirocco, quello che d’estate fa sudare da fermi. Ma è tutto ciò che mi servirebbe: un bicchiere di Tramontana quando parlo di caldo anomalo in Madagascar. Di residenti del paese (il 90 per cento) che vive in povertà, senza avere accesso all’acqua pulita o all’elettricità.
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Mi servirebbe soprattutto quando leggo di Abigail Mor Edan, la bimba israelo-americana di 4 anni i cui genitori sono stati uccisi negli attacchi di Hamas. La bimba è tra gli ostaggi rilasciati nel terzo giorno di tregua a Gaza. Quando è stata rapita, di anni ne aveva 3. Il suo compleanno è stato venerdì 24 novembre. Abigail ha una sorella di sei e un fratello di dieci anni, ed entrambi hanno visto i loro genitori assassinati lo scorso 7 ottobre. Ma sono riusciti a nascondersi dentro a un armadio, non sono stati rapiti. Abigail, dall’ebraico “Ab” che significa padre e “Gail” cioè gioia. Significa “gioia del padre”, ma anche “il padre è gioia”. Come scrisse Rumi: “Là fuori oltre a ciò che è giusto e sbagliato esiste un campo immenso. Ci incontreremo lì”. Io so che ci sarà Tramontana.