L’uomo di Danzica - Fil Rouge n. 21
La storia di quell’uomo alto e generoso di nome Bruno Gröning
Per recepire un solo pensiero, l’uomo ha bisogno di forza, necessita di energie e quindi deve incessantemente provvedere ad assorbire ogni giorno nuove energie.
Bruno Gröning
La storia di Bruno Gröning è una storia di inizio Novecento. Danzica, “la chiave di tutto”, come la chiamava Napoleone Bonaparte; terra di conquiste e liberazioni, di giochi di potere sempre più sofisticati e sanguinari. Una meraviglia la più grande città portuale della Polonia. Casa di un Bruno bambino molto speciale. Spiegazione non esiste. Basta che sia presente in una stanza. Se ne sta fermo senza dire niente e tutto diventa calmo, le persone smettono di litigare, il male di salute scompare. Che cosa fai, Bruno? “Nulla di particolare”, risponde. Eppure, qualcosa sta facendo, ma in silenzio. Conosce rumore solo quando lavora: fa il carpentiere. Poi, la guerra, la prigione, la fame. Nel 1949, un ingegnere di nome Hulsmann bussa alla sua porta. Bruno apre come sempre. È invisibile, ma tutti sanno come trovarlo. In giro si parla di lui. Ha 43 anni, la storia sta per cambiare in maniera prepotente.
Dieter, il figlio dell’ingegnere, ha 9 anni ed è molto malato. La chiamano “distrofia muscolare progressiva”. Non c’è cura e non c’è speranza, la famiglia si prende un momento prima di disperarsi. E il momento si chiama Bruno, chiedere a questo omone silenzioso famoso per un potere segreto, di venire a casa. Di fare come fa sempre. Che poi, cosa è che fa? Sta immobile al centro della stanza. Anche questa volta, dopo aver accettato. E anche dopo che Dieter riprende a camminare. Passa a salutare, è di famiglia ormai. E qui la storia cambia. Perché da quel giorno, le persone che bussano alla sua porta aumentano. Arriviamo a cinquemila. Hanno bisogno di aiuto. Bruno non dice mai “no”, ha tempo per chiunque. I giornali scrivono di lui. La porta di casa è il ritrovo di migliaia in cerca d’aiuto. La notte del 9 settembre sarà ricordata come “la notte delle grandi guarigioni”. Davanti agli occhi di Bruno Gröning ci sono 30mila persone. Chi è cieco torna a vedere, chi è paralizzato riprende a camminare, chi non ha speranza torna a casa con un futuro da pianificare. In piazza ci sono i curiosi. Osservano da vicino, cercano il trucco, ma il trucco non c’è: la gente guarisce e basta. Iniziano le polemiche, accuse di diavoleria. Volere bene al mondo può diventare più complicato che odiarlo. Così, viene accusato di esercizio abusivo della professione: non è un medico, non ha nessun diritto di fare ciò che fa. Anche se non fa niente, questa è la verità. Lui non visita, non prescrive medicine, non dà consigli, non invita le persone a recarsi da un medico piuttosto che da un altro: Bruno semplicemente c’è. E lo fa senza dire mezza parola.
L’accusa lo porta a processo dove viene assolto “perché in buona fede”. Da quel giorno, capisce che deve tutelarsi. Basta con i raduni di massa, incontra solo piccoli gruppi, iniziano dei corsi aperti a chiunque voglia. È certo di quel che afferma: “Esiste una forza cosmica che è in grado di donare e restituire salute a ogni essere vivente. L’uomo ha dimenticato come sintonizzarsi con quell’energia”. Tu sai come si fa, Bruno? Lui risponde di sì. La curiosità aumenta e non servono soldi. Lui non vuole offerte, non chiede niente. “Non è merito mio”, si giustifica. Ma le vicende giudiziarie non sono finite. Una ragazza muore di tubercolosi, il miracolo non avviene, se ne assume la responsabilità anche se non aveva mai consigliato a questa ragazza di evitare la medicina. Lui, di questa ragazza, non conosceva nulla. Restava solo in silenzio al suo fianco, come un amico pensieroso.
Il processo di appello non ci sarebbe mai stato perché nel 1958 viene ricoverato d’urgenza in ospedale, a Parigi. Muore il 26 gennaio 1959. Conosce i segreti del mondo, sa che “la cosa più importante per noi esseri umani è l’esistenza di una Forza Superiore”. Che è a disposizione di tutti, sempre, ma va accettato che il 26 gennaio 1959 era il momento di andare, di lasciare il pianeta.
Come gli indigeni lasciano la loro terra, un’isola dei Caraibi di nome Gardi Sugdub, che sta per essere sommersa dal mare a causa dello scioglimento dei ghiacciai. O come la cometa verde scoperta da Hideo Nishimura, un astronomo giapponese. Cometa sulle nostre teste fino al 17 settembre. Ma che tornerà tra 437 anni. Perché si viene e si torna come fa lei. Un mistero al quale ci inchiniamo. Ma ricordando bene la lezione di quell’uomo alto e generoso nato a Danzica: “C’è molto che non possa essere spiegato, ma nulla che non possa accadere”. Ogni cosa è possibile se tu vuoi.
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