Minacce che si sciolgono come nodi ai capelli - Fil Rouge n. 23
Borges, la scimmia dell'inchiostro e noi
Negli ultimi venticinque anni di una vita dedita allo studio, l’eminente uomo di scienza e filosofo Emanuel Swedenborg (1688-1772) stabilì la sua residenza a Londra. Siccome gli inglesi sono taciturni, prese l’abitudine di conversare quotidianamente con demoni e con angeli.
Jorge Luis Borges, “Il libro degli esseri immaginari”
Quando ero bambina, aprivo l’anta di un armadio intoccabile. Era assolutamente vietato toccare il mobile dei libri di medicina di mio padre, ma ci mettevo le mani lo stesso perché erano pieni di disegni perfetti. C’era il cuore come è per davvero e non come lo fanno colorare alle scuole elementari. C’erano il sangue, operazioni chirurgiche, il parto. Ma la mia attenzione si concentrava soprattutto sui libri di malattie rare. Libri che hanno iniziato a fare i giri dei cassetti di tutta casa affinché non riuscissi a sfogliarli. “Evitare turbamenti”, dicevano in famiglia. Ma io li trovavo, ne studiavo accuratamente le fotografie e ci leggevo che era impossibile riuscire a guarire. Agli inizi degli anni ‘90, gli occhi si concentravano su bimbi nati con innumerevoli malformazioni, macrocefalia, la Sindrome di Klippel-Feil. In foto, piangevano e soffrivano. Qualcuno aveva il volto segnato da piaghe. “Non è ancora passato dall’ultima volta?”, pensavo, come se il tempo avesse effetto su tutto, anche sulle foto. E mi disperavo, senza dirlo, perché con gli anni si trasformavano sempre di più in amici segreti che andavo a trovare tutte le volte che riuscivo a scovarli, nascosti sotto tomi universitari o documenti. Ogni tanto, rinchiusi a chiave. Giusto per sottolineare chi comanda a casa. Ma nella fantasia di bambina, il richiamo di quelle creature magiche e fantastiche, riusciva a superare anche le minacce di castigo. Minacce che ho sempre visto sciogliersi come nodi ai capelli. Quei libri valevano il prezzo di un castigo, bisogna sapere fare bene i conti. Imparare presto che nei mondi fantastici che ci abitano, o che vivono dentro di noi, non tutti hanno il diritto di metterci piede.
In quello stesso periodo, Maurizio Vandelli, dell’Equipe 84, cantava il testo scritto da Battisti-Mogol: “Nel cuore, nell’anima”. Cantava di un prato verde mai calpestato dove anche un sorriso può fare rumore. Decisamente, la mia preferita. Che apro la porta, ma ti porto nel salotto degli ospiti, restiamo qui che ho una storia da raccontarti: “La scimmia dell’inchiostro”.
Vive vicino a quei miei vecchi amici di infanzia, dentro un libro di Borges. Ogni tanto, esce fuori dalla polvere, mi osserva mentre scrivo. Si mangia le parole e non so più come descrivere quel signore di nome Zamri che, dal Pakistan, raccoglie cassette musicali messe al bando dal regime talebano. È vietato ascoltare musica, laggiù. Mi ruba le virgole, mi lascia appesa agli spazi, crea qualche alibi alle mie mancanze. A quando cerco le parole più giuste per descrivere la protesta di piazza in Grecia, la fame nel mondo, lo sfruttamento minorile. E che dire del virus più solo del mondo? Vive in fondo al Pacifico, in mezzo alle tenebre.
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La scimmia sorride, aspetta. Provo a ingannarla, leggo di Swedenborg, l’acchiappa-angeli del 1700: “Gli angeli di origine inglese sono inclini alla politica; gli ebrei al commercio di gioielli; i tedeschi portano con sé libri che consultano prima di rispondere”, scrive Borges. “Siccome i musulmani sono abituati a venerare Maometto, Dio li ha provvisti di un angelo che finge di essere il Profeta. I poveri di spirito e gli asceti sono esclusi dai piaceri del paradiso perché non li comprenderebbero”. E la scimmia mi guarda. Le piacciono le storie del mondo. Sembrano favole, ormai. La leggenda narra che questo animale abbonda nelle regioni del Nord; è lungo quattro o cinque pollici, ed è dotato di un istinto curioso. Gli occhi sono come corniole (una pietra incantevole, aggiungo) e il pelo è nerissimo, serico e leggero, morbido come un cuscino.
Ama molto l’inchiostro di china, e quando la gente scrive, si siede con una mano sull’altra e le gambe incrociate ad aspettare che abbiano finito.
Poi beve il resto dell’inchiostro e torna ad accoccolarsi tranquilla. Lo sapeva Borges, ora lo sai anche tu.