Autodafé - Fil Rouge n. 13
Ricordare è togliere legna dal rogo, lame dalle spalle e corde agli impiccati
Quando s’accomiatava Kien lo trovava ridicolo. Il costume gli stava a pennello, ma ormai i tempi erano cambiati. Gli rincresceva che non sempre fosse possibile applicare il suo metodo storico. A Therese non c’era verso di trovare un posto adatto in tutta la storia dei popoli civili e incivili da lui conosciuti.
Elias Canetti, “Auto da fé”
Nella casa del vivere lento, Lisbona, mi faccio portare via dal vento in piazza del Rossio, centro della Baixa. Qui il “diritto all’ozio” (di cui parla soprattutto chi si riempie la vita di mille attività) sembra un uomo pulito, vestito bene che sa come costruire il Niente in modo artigianale. In realtà, è solo un diverso approccio alla vita: ti fanno accomodare al tavolo e se va bene si ricordano di te dopo mezz’ora. Quelli che corrono per strada sono turisti, li riconosci e sono certa che un giorno ci daranno la multa per “interrotta quiete urbana”. Ma rimango qui, adeguandomi alla lentezza, ad aspettare senza pensarci, a scrivere che si chiude una settimana con la vittoria di Alcaraz a Wimbledon, l’accordo tra Tunisia e Unione Europea; a Lampedusa sono sbarcati 1.400 migranti in 24 ore, il Colosseo è diventato “il muro” preferito dei minorenni in vacanza che incidono nomi e dediche.
Qui la temperatura cala sempre di più, complice il vento. Quindi, mentre in Italia ci sono città da bollino rosso, a Lisbona dopo le 20 si usano felpa e giacche. Si scende sotto i 20 gradi. Lo scrivo come fosse una cartolina: Meu Deus, que frio, mas como isso é possível? E ripenso a l’autodafé (atto di fede in portoghese), l’inquisizione spagnola, condanna o penitenza in pubblica piazza. I condannati trascinati e torturati davanti alla folla con i capelli rasati a zero. A ognuno la sua colpa: chi parla troppo, chi professa un’altra religione, chi dice cose considerate folli, chi esce dagli schemi e chi è stato accusato di tradimento. Pertinace (la mia categoria preferita, la stessa di Giordano Bruno) magari con doppia condanna è il primo della lista per finire al rogo. Qualcuno prova a rimediare, finge pentimento per guadagnarsi l’esilio o la prigione al posto delle fiamme. Magari tira fuori pure qualche nome. All’inquisizione piacciono molto gli infami. Spagna, Italia o Portogallo che sia, con a capo il re, ci credono così tanto che sono capaci di portare a processo anche i morti per poi bruciarne le ossa. Così come bruciano libri, dignità e ricordo. Nessuno sa come ti chiami. Proprio qui, in piazza Rossio, i condannati marciano partendo incappucciati e in fila da Igreja de São Domingos, senza sapere, fino alla fine, come perderanno la vita. Mi sembra di vederli.
L’inquisizione portoghese nasce trent’anni dopo il massacro di Lisbona: aprile 1506. A me piace ricordare, credo non esista forma di giustizia più grande e, in qualche universo parallelo, se è vero che futuro e passato non esistono, credo anche che sia come togliere legna dal rogo, lame dalle spalle e corde agli impiccati. La storia non si può cancellare, ma nella mia immaginazione capita di stravolgere gli ordini dei piccoli uomini al comando. E in quella stessa immaginazione, nessun marinaio in cerca di ricompense, tantomeno un re a caccia di potere, possono portare a termine ciò che hanno fatto nella realtà. Gli ebrei dovevano convertirsi al cattolicesimo, erano additati come coloro che portavano siccità e peste. Uccisi in piazza Rossio e dintorni, il silenzio non poteva risarcire l’animo dei veri miserabili. In quei giorni, un gruppo di frati domenicani promise la grazia, l’assoluzione di ogni peccato, per chiunque avesse tolto la vita agli eretici. La voce divenne un grido che richiamò a Lisbona gente che veniva da lontanissimo. Non il re, fuggito per paura della peste. Vennero uccise centinaia di persone. I “nuovi cristiani” si chiusero in casa, ma fu inutile perché il passaparola nei vari quartieri, spaccava le porte di casa e li trascinava fuori con la forza. Bambini compresi. A volte si denunciava solo per rubare al vicino di casa, portargli via tutto con l’alibi della fede.
Un autodafé, come succede anche oggi, con una violenza più composta, sempre di gruppo e sempre in pubblica piazza, ma social. Non più al Rossio. Quei social che il presidente francese Macron vorrebbe limitare “per motivi di sicurezza”, afferma. Social che fanno la differenza nella vendita di prodotti come la fanno per un pensiero più volte condiviso o le elezioni. Prossimamente, negli Stati Uniti, nel 2024, con la rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Francis Suarez, sindaco di Miami, ne è un esempio visto che ha da poco lanciato il suo chatbot: “I’m here to answer questions you may have about Mayor Suarez’s proven agenda for economic prosperity, cutting spending and supporting our police. So, how can I help?”. Domanda e risposta. Il mondo va in questa direzione, ma si ferma davanti a storie come quella di Nissim Kahlon, 77enne di Tel Aviv. Che nel 1974 decide di scavare una buca vicino alla spiaggia dando vita a un castello segreto, come un labirinto, con tanto di acqua, luce e internet. Sta per essere sfrattato, la notizia è di questa settimana. Così come che il Perù ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria per la sindrome di Guillain-Barré. Tempo: tre mesi. Stanno aumentando i casi. Il piano governativo prevede la sorveglianza epidemiologica.
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Tre imbarcazioni, che trasportavano insieme più di 300 migranti, sarebbero scomparse nell’Oceano Atlantico durante un viaggio di 1.700 chilometri dalla costa del Senegal alle Isole Canarie. Il viaggio, che può richiedere diversi giorni o addirittura settimane, è uno dei più mortali al mondo. Almeno 559 persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere le Canarie nel 2022, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM). Walking Borders, che ha lanciato l’allarme e avviato le ricerche, stima 778 morti nei primi sei mesi del 2023. A Ibiza una pubblicità diventa caso politico: manifesti stampati in ogni angolo di isola per promuovere “donne in affitto per feste”. Bruxelles prevede di inviare istruttori militari in Ucraina e c’è la volontà di aumentare fondi per acquistare aerei da combattimento e sistemi di difesa aerea da inviare a Kiev. In Kosovo è scoppiata una rissa in Parlamento: volavano gavettoni. È la settimana in cui un gruppo di attivisti a San Francisco si sta facendo sentire, battagliando contro i veicoli a guida autonoma. Lo fa posizionando coni spartitraffico sui cofani delle auto. Il Canada brucia: attualmente ci sono 908 incendi attivi, e 576 di questi sono classificati come “fuori controllo”.
A Lisbona, nella piazza delle condanne (oggi dei comizi politici) siamo a 17 gradi e non ho nemmeno una felpa in valigia.