Vivere da buona christiana, non medicare, né segnare come faceva mia madre
La promessa che chiese Giulio Missini, inquisitore generale di Aquileia e Concordia, per la scarcerazione di Giustina delle Rive, 1651
Se c’è una cosa che cattura la mia attenzione sono i nomi delle vie, le studio accuratamente. Non solo conto quante via Roma incontro nelle città italiane, ma se posso, avendo cambiato spesso casa, mi trasferisco in strade dedicate a personaggi che mi sono estremamente simpatici. Nel vero senso della parola, dal greco: syn con, insieme pathos passione, sentire. Via Paolo Sarpi, a Milano, mi ha concesso casa per quattro anni anche per questa ragione (oltre al fatto che adoro le Chinatown di tutto il mondo). Nel 1600, per quanto le cose siano complicate anche oggi, la situazione generale era parecchio difficile. E io, genovese nel sangue, cresciuta con il mito dei pirati e naviganti più brillanti della letteratura marinara, non posso non immaginare questa antica Repubblica Marinara più di quattrocento anni fa.
Ci tengo a ricordare che questa signora riservata, Genova, una delle poche in Italia che sa ancora preservare la confidenza (nel senso che te la devi conquistare) è l’unico caso in Europa, di autoliberazione nel 1945. Qui, un intero contingente militare tedesco, al comando del generale Gunther Meinhold, si arrende alle forze della Resistenza, senza alcun intervento bellico alleato. Ma nel 1600, Genova non è ancora così indipendente e spavalda. È “amica” della Spagna, i banchieri finanziano la corona per le varie guerre e si va dritti verso la bancarotta.
Guardando a Est, casa del vento di Levante, c’è Venezia che invece non vuole prendere ordini da nessuno. Tantomeno dal Papa (legato sempre di più al potere spagnolo). Aveva già perso Cipro alla fine del XVI secolo e ha appena perso Creta, i traffici marittimi diminuiscono, è un casino. Inoltre, il Papa si avvicina, recupera terre, fa incazzare il Doge finché si incazzano tutti e due. È scontro aperto perché Venezia non vuole che la Chiesa costruisca chiese senza permesso. Venezia non vuole che le leggi ecclesiastiche superino le leggi della città. Ci vuole pochissimo perché dal papato si decida per la sospensione dei sacramenti. E arriviamo a Paolo Sarpi, un frate, grande oppositore del centralismo monarchico della Chiesa cattolica. Per la Repubblica veneziana fa qualsiasi cosa. Si mette contro Paolo V, rifiuta di presentarsi davanti all’Inquisizione che vuole processarlo. Iniziano i tentativi di attentato, ma lui muore diversamente, anni dopo, per malattia, strappando una mediazione. Come potrebbe non starmi simpatico un tipo così?
Comunque, dicevo, nel 1600, peggio di oggi, la libertà non è concepibile nemmeno nei pensieri e la notte di San Giovanni, tra il 23 e il 24 giugno, bisogna fare molta attenzione.
Gli ingredienti per l’acqua di San Giovanni:
aglio (lo scaccia mostri)
rosmarino
salvia
ruta
artemisia
lavanda
malva
fiori di iperico
menta
camomilla
papaveri
fiordalisi
gelsomino
cerato (questa è una aggiunta mia)
Poco dopo il tramonto si raccolgono queste erbe e si lasciano tutta la notte all’aria aperta, dentro una bacinella di acqua. Così vuole una tradizione antica che sposa magia, esoterismo, fede e superstizione. L’acqua profumata sarà benedetta dalla rugiada del mattino, forse da San Giovanni in persona, all’alba. Per qualcuno, propizia per i raccolti estivi, per la fortuna, per l’amore. Per altri, contro malattie, l’incubo della povertà. A ognuno le sue credenze, da Roma all’Africa attraversando continenti e arrivando in Israele.
Ma nel 1600, raccogliere erbe mediche e usarle per rituali significa essere streghe. Questa è la storia di Angioletta, torniamo indietro di 371 anni, a Pordenone. Angioletta rimane vedova di suo marito Giacomo, pescatore, che muore improvvisamente. È sola con sua figlia Giustina e altri figli e deve riuscire a salvarsi dalla fame. Bussa alla porta dei ricchi, fa mille lavori: cuce le reti per i pescatori, fila la lana per conto dei mercanti pordenonesi, governa gli ammalati per soldi, aiuta le donne a partorire, presta servizio nelle case dei nobili. Ogni tanto, presa dalla disperazione, chiede aiuto, elemosina in giro. La Chiesa non vuole, ma la fame ha sempre ragione. Angioletta è particolare perché fa valere i suoi diritti, lavora senza sosta, in tanti la stimano. Ma è una testa che pensa e nel 1600 una donna che pensa deve, come minimo, non farsi scoprire da nessuno. Una donna è costretta a fare finta di non capire, a non avere opinioni, a lasciare che siano gli uomini, soprattutto ricchi, a sembrare intelligenti. E che genialità dilagante, aggiungerei io. Comunque, Angioletta non è fatta per le menzogne. Le si legge in viso cosa pensa e se non bastano gli occhi arriva la parola: è una che parla. Quando l’elemosina non basta, fa la “guaritrice”, conosce il potere delle erbe e del loro uso terapeutico.
I fiori di lavanda sono antisettici, diuretici e calmanti. La salvia ottima contro il raffreddore. L’aglio, chiamato anche “uccisore di mostri”, dal sanscrito, per curare la tosse e l’asma, ma anche come antidoto contro il morso di serpente. Cose che Plinio il Vecchio, nel I secolo d.C., poteva dire liberamente senza finire al rogo. Ma Angioletta è una donna, è una popolana e non ha diritto a niente.
Viene arrestata in un giorno freddo del 1650. L’accusa? Stregoneria. “È una che lancia malefici”, inizia a dire la gente, la notte di San Giovanni, quando qualcuno la scopre mentre raccoglie artemisia. “La malva per dormire, la menta per non poter mentire”. Il confine dei due mondi resta occulto per la maggioranza, ma tutto ciò che non si vede e non si capisce, è considerata anomalia. E l’anomalia è considerata pericolosa nel 1600 come nel 2023 perché “non c’è niente da capire”, la realtà è una soltanto. Sciocca umanità più cieca che stupida. La diffamazione si fa insistente. L’erba cattiva è più potente dell’erba voglio, che – in barba alle smentite – cresce solo nel giardino del re. Rosmarino, pensaci tu: il sacrilegio non voglio più. Angioletta viene arrestata con sua figlia Giustina, sette mesi dopo, a settembre. Iniziano gli interrogatori e le perquisizioni.
L’iperico? L’erba di San Giovanni, lo scacciadiavoli, utile contro ogni male. Fiore giallo oro, perfetto per la depressione.
Il cassetto delle polveri mai vuoto, camomilla per i brutti sogni. E questo è un incubo serio.
“Parla strega – grida Missini – hai stretto un patto con il diavolo, confessa”. Angioletta, donna di silenzi giusti, risponde guardandolo negli occhi: “La mia capacità di aiutare gli altri è un dono, è la mia abilità”. E ancora: “Anche grazie alle tante donne che mi hanno accudita e insegnato i misteri delle erbe”.
Angioletta muore di stenti e di dolori colici, in carcere, qualche mese dopo. Giustina liberata a patto di giurare: “Non segnerò come faceva mia madre”.
La notte di San Giovanni, carica di simboli, di fuoco (sole) e di acqua (segno cancro), di luce e spirito, forza e abbondanza, è uno di quei giorni che amo e celebro da sempre. Raccolgo le erbe che conosco dopo il tramonto, le lascio in acqua tutta la notte e dedico pensieri felici e di bene per tutti coloro che amo. E visto che siamo qui, insieme, a segnare in rosso le notizie della settimana, anche un po’ a te che leggi questa newsletter. In una settimana in cui scopro di persone scomparse (che aumentano), licenziamenti causa intelligenza artificiale, nuovi modi di guardare il mondo grazie alla generazione MZ (siamo in Corea del Sud). Trovo spazio anche per raccontarci cosa sta succedendo al Canale di Panama che è a rischio causa siccità (e quindi a rischio il commercio mondiale) ma certamente mi colpisce anche una notizia finlandese che mi ha fatto immaginare un luogo selvatico dove presto non si potrà usare lo smartphone. Un’isola fuori dal mondo come lo conosciamo oggi, dove la natura è libera di fare ciò che vuole. E dove, secondo me, crescono erbe che avrei aggiunto volentieri all’acqua di San Giovanni 2023.
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In onore di Angioletta, Giustina e tutte coloro che, ieri come oggi, non hanno paura di finire al rogo. Perché non sono state capite. E perché arriverà il giorno in cui non servirà più l’aglio per tenere lontano i mostri.
Buona festa di San Giovanni.